Come cambiano i gusti degli italiani a tavola
Il binomio cibo e cultura accompagna da sempre la storia d’Italia. Così tanto che, in un mondo sempre più iperconnesso, la nostra ossessione culturale per la filologia delle ricette e la loro esattezza secondo tradizione ci ha reso tristemente famosi, ispirando addirittura un account su Twitter dedicato alle scenate degli italiani davanti alle libertà prese dagli stranieri.
Non che l’iperconnessione sia per forza un male per gli italiani che amano mangiare bene: grazie a internet siamo stati esposti a nuovi tipi di diete, altri modi di alimentarsi, ma anche di abbinare i cibi per una vita più sana.
Il flexitariano e il crudista: rari ma non più invisibili
Grani antichi, senza lattosio, fake meat: sono alcune delle diciture di moda sui menu dei ristoranti, sempre più alla ricerca di consenso proponendo ricette adatte a una platea di clienti il più possibile ampia.
Questo succede perché aumentano gli italiani che aderiscono a uno stile di alimentazione non più onnivoro ma, di volta in volta, pescetariano, vegan, vegetariano. O ancora flexitariano, o crudista. Sono formule inventate all’estero e che pur non avendo ancora raggiunto le masse da noi, sono comunque apprezzate (e in qualche caso anche consigliate dai medici che ne apprezzano l’equilibrio).
Da definizione è flexitariano il vegetariano che sporadicamente e senza censure comunque assume proteine animali. Come gli altri colleghi citati più in alto, anche il flexitariano fa parte di un numero crescente di consumatori che cerca proposte gourmet vicine alla propria identità. Così gli chef, per non perdere clienti, devono rimettersi a studiare.